Ricordi di un vicolo cieco - Banana Yoshimoto


Buongiorno lettori, 
nel mio periodo fuori dal mondo, in cui la rete WI-FI mi ha abbandonata ho divorato libri su libri, e la cosa non mi è affatto dispiaciuta. Quindi Kobo alla mano ho recuperato questa raccolta di racconti di cui vi parlo oggi e che sicuramente sarà la mia ultima recensione del 2016.











Titolo: Ricordi di un vicolo cieco
Autore: Banana Yoshimoto
Editore: Feltrinelli
Pagine: 159
Genere: Romanzo straniero
Prezzo: € 6.50
Ebook: € 4.99


Cinque sono le storie contenute in questo libro della Yoshimoto e cinque i personaggi molto diversi fra loro ma che si interrogano sull'importanza della vita, sul modo di raggiungere la felicità, specialmente a seguito di eventi tragici e dolorosi.
Nel primo racconto ci accoglie un'amicizia molto intensa fra due ragazzi che frequentano la stessa università. Setsuko e Iwakura passano una serata insieme a cucinare il nabe, si erano conosciuti in un pub della zona e da allora capitava spesso che si incontrassero per mangiare o chiacchierare un po. Bastava camminare insieme per la città per rendersi conto della profonda gentilezza del ragazzo. La serata a casa di Iwakura, una costruzione in legno fatiscente, si rivela piacevole e ricca di racconti. Lui le svela la presenza di altre persone che non hanno mai lasciato quell'appartamento, i vecchi proprietari, morti a causa delle esalazioni emanate dal braciere acceso. Solo nei momenti in cui ha la mente libera, Iwakura, riesce a vedere quei due vivere con semplicità e felicità, come hanno sempre fatto. Due ragazzi che coltivando la loro amicizia si sono innamorati, una sensazione di benessere e sintonia in una casa dove l'amore vive al di la della morte.
Il secondo racconto si intitola Mammaa! E' la storia di Matsuoka, una ragazza che lavora in una casa editrice e che subisce un tentativo di avvelenamento. La mensa, a quell'ora, non era affollata, quindi i dipendenti consumavano il loro pasto più lentamente del solito, in quel contesto la protagonista inizia a sentirsi male e ad essere accompagnata nel più vicino ospedale. Persa la fiducia nei rapporti umani e mettendo in discussione i suoi affetti decide di tornare a vivere per un periodo di tempo dalla nonna. Tornata nella sua vecchia camera sente che le tensioni accumulate si dipanano, ripensa ai suoi genitori, alla morte del padre, alla scomparsa dalle madre e al perchè i nonni non abbiano mai provato a ricucire i rapporti 
Lasciamo Matsuoka per addentrarci nella triste storia di Mitsuyo, affermata scrittrice che ricorda il suo bel rapporto con un amico d'infanzia con cui trascorreva tutti i pomeriggi.  


"Poiché da circa cinque anni mi guadagno da vivere soprattutto scrivendo romanzi, cerco sempre di vedere le cose in profondità, arrivando al loro cuore più segreto. Cercare di vedere le cose in profondità e vederle attraverso la propria interpretazione personale sono due modalità completamente diverse".



Figlia unica e un unico amico considerato anche il primo amore. Makoto era gracile, tranquillo, dolce e ultimo figlio di una ricca famiglia proprietaria di un negozio di dolci giapponesi. Due bambini che non litigavano mai, che non cantavano nemmeno, passeggiavano tenendosi soltanto per mano. Un racconto sicuramente tenero, quello che fra tutti mi è piaciuto di più, da un epilogo triste e ingiusto. 

Voltiamo pagina e incontriamo Tomo-Chan, che finalmente riesce ad intravedere un interesse nei suoi confronti dall'uomo di cui è innamorata da tempo. Una donna che porta addosso il peso di aver subito una violenza ma che non per questo diffida degli uomini, protetta da un non so che di soprannaturale, diciamo pure una "forza" che ricade in negativo verso chi le fa del male. Insomma, io me ne guarderei bene!
Arriviamo all'ultimo racconto che da il titolo al libro. La protagonista è Mimi, che scoprendo il tradimento da parte del fidanzato decide di cambiare città. Li incontra Nishiyama e il vero senso della felicità, che come dovremmo tutti imparare, si nasconde dentro le piccole cose, magari anche in un piatto di riso al curry, fatto in fretta, come in questo caso.
Inizio a pensare che la recensione si stia allungando troppo ed ancora mancano le mie impressioni, perciò taglio un po corto riguardo l'ultima storia e vi dico cosa ne penso.
Ricordavo dai libri di Banana Yoshimoto un coinvolgimento maggiore. Questo, forse essendo un insieme di racconti, non mi è piaciuto. 
Le singole storie hanno sempre o quasi un non so che di soprannaturale, se ne può leggere una soltanto e poi riprendere la nuova quando si ha voglia, e questo lo ritengo un lato positivo. Ma allo stesso tempo non si crea, o almeno, io non ho creato nessun legame emotivo con i personaggi, se pur questi ultimi vivano situazioni abbastanza forti.
Mi dispiace dover dire che non lo rileggerei e non lo consiglierei. Magari qualcuno di voi lo ha letto e può darmi un punto di vista diverso in modo che anche io possa trovare quella bellezza che non ho colto.


Una raccolta di racconti sicuramente carica di emozioni, con una buona variabilità di personaggi che però non è riuscita a coinvolgermi.


Mahoko Yoshimoto, in arte Banana, è nata il 24 luglio 1964 a Tokyo. Suo padre, Takaaki Yoshimoto, è un famoso critico letterario e poeta.
Nel 1988, con la pubblicazione di “Kitchen” (oggi tradotto in venti lingue), il nome di Banana Yoshimoto balza agli onori della critica letteraria. Per questo romanzo d’esordio, infatti, le viene assegnato il premio Kaien per gli scrittori esordienti nel Novembre 1987 e, successivamente, il premio letterario Izumi Kyoka nel Gennaio 1988. Il verdetto è unanime: è nata una stella! Anche se non tutti i critici sono concordi per quel che riguarda il valore letterario delle sue opere, queste vengono ampiamente tradotte (e vendute). La semplicità, almeno apparente, dello stile viene compensata dalla forte carica polemica (e politica) e dai temi, anche scabrosi, che vengono affrontati con la massima disinvoltura. A quasi vent’anni dall’esordio letterario Banana Yoshimoto ha recentemente dichiarato di essere oggi interessata a nuovi argomenti, come l’esoterismo e l’humor nero, ha avvisato i lettori di tenersi pronti per qualcosa di veramente nuovo e non ha nascosto di aspirare al premio Nobel. (Fonte Web)



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