Corte Nera-T. Cacciaglia, P. D'Amato, R. Papa, P. Carlomagno
Gran bel successo per Corte Nera, il noir storico scritto da quattro autori salernitani (prefazione di Diana Lama), finisce nella terna dei finalisti del Premio nazionale "Raccontami la Storia", tra i colossi dell'editoria, e si aggiudica il Primo Premio.
Titolo: Corte Nera
Autore: T. Cacciaglia, P. D'Amato, R. Papa, P. Carlomagno
Editore: Runa Editrice
Pagine: 242
Genere: Giallo
Prezzo: 14.00
Prefazione di Diana Lama
Questa bella antologia si dipana come un nastro intessuto di emozioni, delitti, imprevedibili barlumi di umanità e osceni dirupi di perversione, attraverso i secoli.
L’abile penna degli autori intesse una trama rigorosa che interseca fatti storici e accadimenti puramente di fantasia, sempre però pienamente integrati nella realtà documentata dell’epoca.
Lo scenario è Salerno, e le storie narrano di odio, amore, passioni sempiterne, svolte attraverso la tela dei secoli. I fatti, se pur inventati, sono assolutamente verosimili e sfido il lettore più documentato a separare la realtà dalla fantasia, il dettaglio storico verificabile dal volo di immaginazione.
Due i fili conduttori di queste storie: il primo è la costruzione del personaggio principale che scaturisce prepotentemente dalle pagine come vittima predestinata delle passioni altrui o dei propri desideri. Una figura di donna tratteggiata con pennellate differenti ma ricollegabili, al di là degli anni e dei diversi autori.
Gemma, il racconto di Tina Cacciaglia, ci immerge nella vita complicata e pericolosa alla corte del Principe Arechi, nell’VIII secolo dopo Cristo, con le cupe vicende di una fanciulla guaritrice esperta di erbe, coinvolta in una storia più grande di lei. L’accuratezza storica è in questo come negli altri, un pregio ulteriore.
È Gemma la vittima sulla cui morte si indaga in Trista provincia ribelle, di Paolo D’Amato, ambientato nel 1860, quando Garibaldi entrò da trionfatore in Salerno. Le vicende storiche fanno da sfondo a un dramma contorto in cui gli abissi dell’animo umano sono svelati con abilità.
Di nuovo una donna che si chiama Gemma, e di nuovo una donna con oscuri poteri di guaritrice, stavolta negli anni convulsi della Seconda Guerra Mondiale in Secondo natura, il racconto di Rocco Papa. Una storia convulsa in cui odio e amore sono fusi in maniera inestricabile, narrata attraverso gli occhi di un uomo che vuole trovare, a ogni costo, la verità.
E infine, ancora una Gemma, nella Salerno del 1990, anch’essa tratteggiata con accuratezza, un’epoca vicina ai nostri giorni ma anche ormai irrimediabilmente diversa, in Plenilunio d’estate di Piera Carlomagno. È anche lei una ragazza particolare, travolta da un intrigo, dalle passioni e dalle complicazioni di persone adulte, i cui destini e i cui interessi investono come un fiume in piena la sua innocenza.
L’altro fil-rouge intessuto in queste pagine è l’arma del delitto, una sagitella, antico strumento utilizzato per praticare salassi, che compare di volta in volta, di secolo in secolo, tra le mani degli assassini.
Un destino comune, una trama di sangue che impregna il tessuto dei secoli, per una antologia tutta salernitana da gustare, assaporare, centellinare come un bicchiere di vino rosso invecchiato al punto giusto, alla ricerca di dettagli, curiosità, verità storiche e invenzioni ben congegnate sul passato della bella città di Salerno.
Diana Lama
L’abile penna degli autori intesse una trama rigorosa che interseca fatti storici e accadimenti puramente di fantasia, sempre però pienamente integrati nella realtà documentata dell’epoca.
Lo scenario è Salerno, e le storie narrano di odio, amore, passioni sempiterne, svolte attraverso la tela dei secoli. I fatti, se pur inventati, sono assolutamente verosimili e sfido il lettore più documentato a separare la realtà dalla fantasia, il dettaglio storico verificabile dal volo di immaginazione.
Due i fili conduttori di queste storie: il primo è la costruzione del personaggio principale che scaturisce prepotentemente dalle pagine come vittima predestinata delle passioni altrui o dei propri desideri. Una figura di donna tratteggiata con pennellate differenti ma ricollegabili, al di là degli anni e dei diversi autori.
Gemma, il racconto di Tina Cacciaglia, ci immerge nella vita complicata e pericolosa alla corte del Principe Arechi, nell’VIII secolo dopo Cristo, con le cupe vicende di una fanciulla guaritrice esperta di erbe, coinvolta in una storia più grande di lei. L’accuratezza storica è in questo come negli altri, un pregio ulteriore.
È Gemma la vittima sulla cui morte si indaga in Trista provincia ribelle, di Paolo D’Amato, ambientato nel 1860, quando Garibaldi entrò da trionfatore in Salerno. Le vicende storiche fanno da sfondo a un dramma contorto in cui gli abissi dell’animo umano sono svelati con abilità.
Di nuovo una donna che si chiama Gemma, e di nuovo una donna con oscuri poteri di guaritrice, stavolta negli anni convulsi della Seconda Guerra Mondiale in Secondo natura, il racconto di Rocco Papa. Una storia convulsa in cui odio e amore sono fusi in maniera inestricabile, narrata attraverso gli occhi di un uomo che vuole trovare, a ogni costo, la verità.
E infine, ancora una Gemma, nella Salerno del 1990, anch’essa tratteggiata con accuratezza, un’epoca vicina ai nostri giorni ma anche ormai irrimediabilmente diversa, in Plenilunio d’estate di Piera Carlomagno. È anche lei una ragazza particolare, travolta da un intrigo, dalle passioni e dalle complicazioni di persone adulte, i cui destini e i cui interessi investono come un fiume in piena la sua innocenza.
L’altro fil-rouge intessuto in queste pagine è l’arma del delitto, una sagitella, antico strumento utilizzato per praticare salassi, che compare di volta in volta, di secolo in secolo, tra le mani degli assassini.
Un destino comune, una trama di sangue che impregna il tessuto dei secoli, per una antologia tutta salernitana da gustare, assaporare, centellinare come un bicchiere di vino rosso invecchiato al punto giusto, alla ricerca di dettagli, curiosità, verità storiche e invenzioni ben congegnate sul passato della bella città di Salerno.
Diana Lama
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