La collezionista di sogni-V. Bellucci/ Bataclan-B. Vincenzi/ Maledettamente A. Pitacco



Buongiorno lettori!
La settimana inizia e con lei tornano le segnalazioni degli autori emergenti...Buona lettura!










Titolo: La collezionista di sogni
Autore: Valentina Bellucci
Editore: Selfpublishing
Pagine: 446
Genere: young adult-narrativa contemporanea
Prezzo: € 18.00
Ebook: € 1.99
Acquistabile su Amazon



“Non si direbbe che Londra sia una prigione, finché non ci vivi dentro e te ne accorgi”

Per Tristan e Mary Lou, Londra è proprio come una prigione, e vittime sono proprio loro: due ragazzi adolescenti, incompresi dal resto dei compagni e testimoni di vite complicate.
Mary Lou Finger ha sedici anni, la passione per la lettura e una vita incasina; è bella ed è brava a scuola, ma non basta, a casa sua vive un inferno.
Tristan Colin, il ragazzo più sfigato della scuola, è chiuso in se stesso da un vuoto incolmabile.
Un giorno però le loro vite saranno destinate ad incrociarsi e sarà proprio mentre si imbatteranno l’uno nell’altra che Tristan avrà intenzione di invitarla ad uscire.

Ma cosa accadrebbe se lei dovesse accettare? E come mai ogni sabato mattina Tristan scompare? Dove va? La vita di Mary Lou sembra davvero molto confusa, fino a quando un incontro inaspettato cambierà tutto il suo modo di vedere le cose. Sarà proprio lì, alla Boy and Dolphin Fountain, in Hyde Park che conoscerà Annabel, una ragazza di dodici anni, intelligente e spigliata, che dalla vita ha tutto, ma che sarà costretta a crescere troppo in fretta e ad affrontare qualcosa di molto più grande di lei.

“La collezionista di sogni” è un romanzo commovente, una storia di amore e di amicizia, ma soprattutto una storia di vita. Parla dell’amore nelle sue mille sfaccettature, in una realtà che spezza il cuore e ci ricorda l’importanza dei sogni.


ESTRATTO:
Suona la sveglia. La spengo. Passano cinque minuti e suona di nuovo.
Devo andare a scuola ma non ne ho voglia, mi tiro le lenzuola fin sopra la testa e la lascio suonare. Ma dopo un po’ mi infastidisce e allora allungo il braccio fuori dal letto per spegnerla, poi mi giro dall’altra parte con la faccia rivolta verso il muro.
Adesso c’è silenzio. Un silenzio che mi pesa. Che mi pesa da tre anni. Quel genere di silenzio che quando lo ascolti diventa assordante, e vorresti soltanto che sparisse dalla tua testa e ti accorgi che urlare è l’unico modo. Ma non lo faccio, non urlo, me ne resto zitto, per paura che mia madre mi senta. L’ultima volta che è successo e lei mi ha sentito, le sedute con la psicologa sono aumentate.
Chiudo gli occhi, il vuoto, poi il nulla. Stringo le lenzuola tra i pugni come aspettandomi che cambi qualcosa, o che il dolore mi uccida, ma non succede niente. Mi sembra di riviverlo ancora, come se non fossero passati tre anni, come se il tempo si fosse fermato a quell’attimo, ma quando riapro gli occhi davanti a me vedo il solito muro bianco.
Alla fine decido che devo alzarmi se non voglio fare tardi alle lezioni.
Raggiungo la porta del bagno trascinando i piedi, la apro ed entro dentro. Nello specchio il mio riflesso ha la faccia di un ragazzo di sedici anni, ma quando osservo gli occhi spenti, le occhiaie e le rughe d’espressione sulla fronte, mi convinco che anche l’età stessa è soggettiva.
Mi passo una mano tra i capelli folti e lisci e penso che tutto sommato sia un disastro completo.
Quando finirà? Mi chiedo. Quando?
Penso che una fine non ci sia, penso che quando vivi la morte quella ti resta dentro per sempre. Penso che possano trascorrere tutti i giorni del mondo, e comunque sia tu resti lì, accanto a quel ricordo, perché senza di esso senti che non potresti vivere e ci resti aggrappato per non lasciartelo sfuggire, come se fosse un’ancora di salvezza, e invece senza saperlo è proprio a causa di quello che smetti di essere vivo.
Ma anche se lo sapessi la cosa non mi sfiorerebbe minimamente. Non m’importa. Ogni giorno è uguale all’altro, niente posso aspettarmi che accada, tutto fila sempre allo stesso modo, come se il mio orologio interiore avesse smesso di battere, come se la morte, dopo che è arrivata, avesse deciso di non andarsene più via.
La vedo bene, la morte. Negli sguardi della gente alla fermata dell’autobus, mentre salgo i gradini e guardo in faccia l’autista che ha l’espressione incazzata, mentre mi siedo a un posto vuoto e lascio che l’autobus mi porti a scuola, lì dove ci sono altri sguardi con la morte dentro. La vedo ovunque. Perché lei è sempre lì, presente, in ogni istante, anche se nessuno lo sa. C****, nessuno lo sa.
I miei genitori pensano che tutto sommato stia bene, riesco a fingere con loro, come fingo anche con i professori e con la psicologa della scuola ovviamente, la stessa che mi hanno accollato tre anni fa, dopo quel giorno. Quella stessa psicologa che ha detto a mia madre “ne è rimasto scioccato”. Vorrei sapere cosa ne sa lei della parola scioccato. O della parola morte […]



Valentina Bellucci è nata il 13 novembre 1988 a Livorno, ma vive da tutta una vita a Santa Luce, un piccolo paesino medievale sperduto tra le dolci colline pisane. L'amore per l'arte e la letteratura la porta a dipingere e a scrivere racconti, poesie e romanzi. Gestisce alcuni blog letterari e gruppi su Facebook organizzando interviste, anteprime, recensioni e gare di cover.
La collezionista di sogni è il suo secondo romanzo.
Per contattare l'autrice scrivere a valentinabellucci.posta@gmail.com
















Titolo: Bataclan
Autore: Bonifacio Vincenzi
Editore: Lietocolle
Acquistabile su Lietocolle




Bonifacio Vincenzi ricorda i ragazzi del Bataclan


“Bataclan – si legge in una nota dell’editore LietoColle che presenta il nuovo  libro di poesie di Bonifacio Vincenzi che si intitola, appunto, Bataclan - è un nome venuto  a tatuarsi proprio malgrado nella coscienza del mondo, un mondo che rischia però – per memoria corta ed eccesso di informazione – di dimenticare in fretta i fatti e le ragioni. Bonifacio Vincenzi è qui a ricordarci – fuori dalla cronaca e dalla retorica dei coccodrilli – che una parte di noi è morta con i ragazzi del Bataclan, che una quota dei nostri giorni paga – che Bataclan resti o non resti coscientemente e consapevolmente presente nel pensiero – il debito di ciò che siamo diventati, di ciò che i morti di Parigi non hanno avuto modo di diventare.
Bonifacio ricorda senza paura di tremare, riportando le lancette dell’emozione al tempo dei corpi appesi alle finestre, delle armi inceppate che hanno graziato alcuni e delle armi che hanno cantato la morte di altri. Bonifacio ricorda storie collettive e individuali, riconducendo a verità i fatti non per ciò che sono stati, ma per quanto hanno simbolicamente rappresentato.

Con un’epigrafe che vale erga omnes:

“Per loro e per tutti gli anni 
che chiederanno conto al tempo   
sarà primavera in novembre."

Bataclan è diviso in quattro sezioni: “Un attimo prima degli spari”; “Vittime”; “Il sorriso di Marie” (questa sezione è interamente dedicata a Marie Lausch morta al Bataclan insieme al ragazzo); “L’abitudine della vita”.
E proprio dalla sezione “Il sorriso di Marie” vale la pena leggere questa poesia perché è davvero molto bella:

Chi ti cerca sono le stelle cadenti
dei tuoi desideri, chi ti cerca è la strada
dove sei passata, le canzoni che nel cuore
hai cantato. Ora vai per albe
e gocce di rugiada, sbocci con i fiori
a primavera, sanno poco di te gli anni
che ti hanno strappato ma c’è,
in questa città, come una voce di gloria
nel vagito di ogni nuova vita, parla
di te e dell’orgoglio di nascere francesi.



















Titolo: Maledettamente
Autore: Adriana Pitacco
Editore: Lettere Animate
Pagine: 122
Genere: Psicologico
Ebook: € 2.29
Acquistabile su Amazon



Sandra è ormai giunta alla fine dei suoi giorni, lo sa.

Il cancro la sta bramosamente sradicando dalla vita.
L’unico desiderio che le rimane è quello di raccontare all'eterna compagna che la sta attendendo, la morte, il racconto di Sergio, l’unico uomo che riuscì ad amare, in grado di farle raggiungere le piramidi dell’esistenza. Comprendendo la sua rapida fine si trasforma in un’abile narratrice pronta a cimentarsi nell'arte del racconto, mentre la morte in trepida attesa l’ ascolta.
L’affresco della memoria prende forma dal momento in cui Sergio, brillante psichiatra in carriera,decide di lasciare l’Italia per accettare un incarico nell'ospedale psichiatrico di Losanna.
Sergio intuisce sin da subito che da quel momento avrebbe dovuto scontrarsi con una rigida e degenerata impostazione della psichiatria, secondo la quale il compito prioritario del medico consiste nel contenere e annullare il paziente, nell'abolire qualsiasi suo desiderio. Folgorato dall'urlo lacerante di uomini e donne, Sergio percepisce il crescendo del loro dolore mentre la loro lontana quotidianità sta sprofondando in una voragine senza respiro.

Un romanzo che in vari tratti può essere definito “psicologico” per la forte connotazione emotiva che emerge nei vari quadri-racconti.
L’intento narrativo è quello di condurre il lettore, attraverso il vissuto dei vari personaggi, al mondo disincantato della follia.

L’affermazione della diversità come valore, la straordinaria forza della liberà e un forte rifiuto per ogni abuso e costrizione, sono i temi trattati del romanzo.






E come sempre...cosa ne pensate?


Commenti

  1. La collezionista di sogni l'ho acquistato qualche giorno fa.. mi incuriosiva molto la trama e la cover.. speriamo bene ;)

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  2. Tempo fa ho letto La collezionista di sogni e me ne sono innamorata perdutamente! E a me non succede spesso eh!! La lettura di questo libro te la consiglio proprio tanto!
    Non conoscevo il tuo blog ma adesso che l'ho scoperto mi piace proprio tanto! A presto^_^

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    1. Ma grazie mille davvero! Allora ti aspetterò sempre a braccia aperte!

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  3. Mi interessa molto quello di Valentina Belucci!

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