Recensione: Manna e miele, ferro e fuoco-Giuseppina Torregrossa




Buongiorno lettori,
oggi vi propongo la recensione di un libro non recente, ho deciso di smaltire la pila che ho ancora da leggere e grazie alla Reading Challenge organizzata da Lucrezia Scali sto "recuperando" letture rimaste a riposare in libreria un bel pò di tempo. Manna e miele, ferro e fuoco, è una di queste.











Titolo: Manna e miele, ferro e fuoco
Autore: Giuseppina Torregrossa
Editore: Mondadori
Pagine: 379
Genere: Romanzo
Prezzo: € 19.00- € 11.00
Ebook: € 6.99



Questa è la storia di una bambina che nasce in una notte di tormenta, la figlia femmina tanto desiderata dai suoi genitori, bellissima, dai capelli dorati, empatica nei confronti dell'essere umano e
della natura. 
E' anche la storia di due genitori che devono assecondare il destino, lasciando che la loro Romilda, che sa di manna e miele, vada in contro alla freddezza e alla prepotenza del ferro e del fuoco. Francesco, il barone di Ventimiglia l'ha chiesta in sposa ancora giovanissima a suo padre, il buon mannaluoro che non può dir di no. E proprio lui deve accompagnarla dal suo futuro sposo, Alfonso, che per quella figlia aveva visto un futuro fra le sue piante, l'unica dotata della sensibilità che serve ad ascoltarle, a capire quando è il momento giusto per incidere il tronco e raccoglierne quella linfa vitale, mentre sua madre Maricchia resta a casa, dopo averne respirato per l'ultima volta quell'odore di pulcino. La rivedrà nel periodo della gravidanza, ingrassata, triste, delusa da un marito che non la ama ma la possiede, da una vita che l'ha portata lontano dal bosco e inizialmente dalle sue api. Ciò che sua madre le aveva raccontato sull'amore e sulla passione sono sciocchezze ormai dimenticate, hanno lasciato il posto alla compassione per un uomo che si accontenta di una carezza materna e una serva disponibile.
Manna e miele, ferro e fuoco, dolcezza e arroganza, donne e uomo, Romilda e Francesco.

"Francesco si riempiva di stupido orgoglio, pensando di essere lui l'artefice del proprio destino, Ma mentiva a tutti, se stesso compreso: nel suo cuore sapeva di non aver scelto proprio nulla, né di essere sfuggito al destino con le sue gambe, perché la Sicilia, allora come oggi, non è terra che permette di scegliere e nemmeno di fuggire, al massimo si può sperare".

E' stato un caso, dopo la fuga da suo padre, aver trovato la baronessa Margherita di Ventimiglia disposta ad accoglierlo e a convincere il marito ad adottarlo come figlio loro, ma aver ereditato il patrimonio non gli era bastato, ritrovarsi a cinquant'anni senza moglie era un errore a cui dar subito riparo. Arrogante, perennemente arrabbiato con il mondo, così l'ho immaginato, un ragazzotto prepotente e  un uomo dalla facile violenza dopo, di quelli che si sentono invincibili, di cui aver rispetto solo a parlarne, ma che poi quasi quasi se la fanno sotto la prima notte di nozze, e lui così fa, ha paura, è terrorizzato da quella ragazzina di tredici anni che lo aspetta sotto le lenzuola e fantastica guardando il dipinto sul soffitto, quelle colombe ad ali spiegate che saranno testimoni di quel rituale senza amore da cui Romilda imparerà presto ad estraniarsi. L'ho odiato. Ho cercato di comprendere il suo, come posso dire, "non essere abituato ad avere un affetto femminile", nemmeno quello materno per molti anni, ma non ci sono riuscita. Nella vita reale sarebbe una di quelle persone con cui non intreccerei nemmeno una conoscenza.

"Quella bambina era la moglie giusta per lui. La giovane età e la condizione sociale facevano di lei la donna ideale, gli avrebbe dato eredi sani e l'avrebbe controllata senza difficoltà".

Ma Romilda è caparbia, è una bambina coccolata dalla madre, cresciuta fra le api con cui riesce a comunicare grazie a quel ronzio che sin da piccolissima ha imparato ad emettere, come fare a non provare affetto e tenerezza per lei e la sua famiglia. Loro si che mi sono piaciuti, il rapporto viscerale da parte di Alfonso verso i suoi muddii, il voler insegnare ai figli maschi il suo mestiere con quel "Talìa e 'nsignati" (guarda e impara), l'osservazione, il silenzio, l'odore del vento e quel non lasciare impronte sull'erba, la leggerezza dell'essere in pace con il mondo.

"Le prime gocce, di colore viola scuro, si rapprendevano come sangue coagulato e dopo qualche giorno la linfa lentamente riprendeva a scorrere. I ragazzi allora lasciavano le pale di ficodindia sul terreno, perché non si disperdesse niente di quel prezioso liquido. Il sole nelle settimane successive avrebbe fatto il resto, condensandolo in stalattiti,preziosi bianchi ghiaccioli sul marrone dei fusti".

Mi preme dire che il lettore si troverà a leggere alcuni termini tipici siciliani, per me è stata una comprensione totalmente chiara, ma non so se lo stesso possa essere per chi non è abituato alla lingua dialettale dell'isola e del sud in genere.

La Sicilia di fine '800 fa da sfondo a questa storia familiare di affetti e natura, dove la femminilità della donna, nelle diverse fasi d'età e situazioni sentimentali, è protagonista indiscussa.


Giuseppina Torregrossa nata a Palermo e madre di tre figli vive tra la Sicilia e Roma. Nel 2007 è uscito il suo primo romanzo, L'assaggiatrice (Rubbettino). Ha poi pubblicato Adele (Nottetempo 2012) e, per Mondadori, Il conto delle minne (2009), Manna e miele, ferro e fuoco (2011), Panza e prisenza (2012), 
La miscela segreta di casa Olivares (2014). Il figlio Maschio (Rizzoli 2015) è il suo ultimo romanzo.




Commenti

  1. Devo al più presto leggere qualcosa di questa autrice, già con il primo libro mi avevi incuriosito! :)

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    1. Se vuoi conoscerla inizia da "La miscela segreta di casa Olivares" poi dicono che anche il "Conto delle minne" sia bellissimo..

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  2. Ciao Nunzia.. Eccomi qui, aspettavo la tua recensione su questo libro :) mi è piaciuta un sacco.. Davvero! Nella tue parole ho ritrovato il gusto e il piacere di leggere una storia legata alla Sicilia e ai suoi dialetti, cibi tipici, usanze antiche, che avevo riscontrato anche io ne "Il conto delle minne".. Recupererò tutti i testi dell'autrice ;)

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    1. Ciao, credo che far rivivere la Sicilia attraverso le parole sia una caratteristica della scrittura di Giuseppina Torregrossa, mi sa che piano pino anche io li leggerò tutti.

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